Il diario di viaggio è un qualcosa, che sin dai tempi antichi, l’uomo ha utilizzato per fermare sulla carta pensieri, sensazioni, emozioni e immagini che altrimenti sarebbero svaniti e, avrebbero colpevolmente privato l’umanità futura di grandi esperienze.
Entrare in contatto con una “realtà nuova” non è solo un’occasione per sperimentare e conoscere, ma anche per mettere in discussione le nostre certezze o presunte tali.
Le esperienze di Berlino fatte dai gruppi di coordinatori pedagogici promosse dal CPP di Bologna, sono un momento per ricercare un qualcosa che forse è già in noi, ma che, forse, lasciamo in disparte a favore di alcune pratiche assodate e pedagogicamente meno “rischiose”.
I servizi visitati, le esperienze pedagogiche osservate, le persone incontrate hanno offerto spunti di riflessione o strumenti volti alla riscoperta di una maggiore flessibilità a livello di organizzazione, di spazi e di tempi.
Spunti per ripensare i servizi, ma soprattutto spunti per “ricollocare” la figura del bambino al loro interno e, per “rivisitare” anche il ruolo della famiglie qui viste come parte integrante della struttura almeno fino a tutto il percorso 0-6.
Riflettere sulle autonomie, il ruolo dell’adulto, gli spazi e i materiali. Confrontarsi dopo una visita per trovare convergenze o divergenze; dialogare in modo costruttivo con chi del Lavoro Aperto ha fatto un percorso educativo.
Il diario delle due visite ci mostra, in modo inequivocabile, come il Lavoro Aperto non sia una “moda” o una semplice questione di “porte aperte”, bensì un profondo processo di ripensamento della figura del bambino e di tutto ciò che ruota attorno al suo benessere. Un viaggio che parte dal bambino stesso!
Un diario, dunque, ma anche una sorta di piccolo “breviario” ch ci accompagna alla scoperte o alla ri-scoperta di buone pratiche attraverso il confronto con gli altri.