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Condizioni che influenzano lo sviluppo motorio

Emmi Pikler

Il primo anno di vita del bambino è tante cose insieme, ma anche la conquista della “terra”, del movimento, dell’equilibrio, della acquisizione graduale di posture che si concludono con il raggiungimentodel cammino autonomo

Come assicurare al bambino il sostegno dell’adulto in questo “cammino verso il cammino”, organizzando fin dall’inizio del suo percorso verso questa momento  cruciale di sviluppo, risposte e condizioni adatte a un agire libero e indipendente? Quale immagine di bambino è sottesa alle pratiche del “ movimento libero” fin dalla nascita ? Su questo tema la ricerca e la pratica di Emmi  Pikler hanno lasciato il segno nella storia della psicopedagogia infantile.  I suoi principi e riflessioni, sia per educatori sia per genitori, relativi allo sviluppo autonomo dei movimenti nei primi anni di vita del bambino, sono stati ripresi e reinterpretati da moltissimi servizi educativi a livello nazionale e internazionale, andando a costituire uno dei fondamentali tasselli della cultura pedagogica d’infanzia, in particolare per la fascia dei lattanti.

Il brano, tratto dal testo “DATEMI TEMPO. LO SVILUPPO AUTONOMO DEI MOVIMENTI NEI PRIMI ANNI DI VITA DEL BAMBINO”, fa riferimento concreto a come attuare i principi pikleriani attraverso alcune buone pratiche adottate nell’Istituto di Lòczy e ci rivelano un contesto educativo in cui l’infanzia è rispettata, riconosciuta come non dipendente dall’adulto fin dai primi mesi di vita, liberata da rischi e ansie di precocismo e iperprotezione. 

Il comportamento degli adulti

Nell’Istituto si evita di “insegnare” o di far esercitare nei vari movimenti i bambini, che non vengono in alcun modo sollecitati né con esortazioni né con inviti ripetuti, a compierli su richiesta. Per “insegnare” intendiamo: far eseguire regolarmente al bambino certi movimenti perché li assimili. A tal fine l’adulto, per un tempo più o meno lungo, personalmente o con l’aiuto di attrezzi diversi, tiene il bambino in posizioni non ancora acquisite; gli fa ripetere movimenti che ancora non riesce a eseguire senza aiuto o di cui ancora non sa servirsi nell’attività quotidiana.

I nostri principi sono messi in pratica nel modo seguente: il bambino viene coricato sulla schiena, e lasciato in questa posizione per tutto il tempo in cui non riesce da solo ad assumerne un`altra. La stessa regola è valida per il gioco, per il sonno e per il riposo pomeridiano all’aria aperta. Perciò il bambino resta coricato supino giorno e notte finché non è capace, di sua iniziativa, di mutare posizione.

In questo periodo l’adulto porta il bambino in braccio in posizione distesa. Durante il pasto la puericultrice tiene il bambino sulle ginocchia, in posizione obliqua, con la testa e il tronco appoggiati sul braccio. Per il ruttino lo solleva quasi verticalmente per uno o due minuti, sostenendogli fermamente la schiena e la testa. Finché non è capace di voltarsi dalla schiena sulla pancia, il bambino viene messo in questa posizione soltanto pochi minuti al giorno, quando è proprio inevitabile (dopo il bagno, per esempio, per asciugargli la schiena o durante un’eventuale visita medica).

Non mettiamo mai seduto il bambino, finché non sa sedere da solo, né per la visita medica, né per le cura (bagno, pasto, vestiario), né per il gioco. Se un bambino non sa stare in piedi da solo, non lo alziamo mai, nemmeno per la visita medica. Non si utilizzerà nessun attrezzo che anticipi o mantenga tale posizione. Allo stesso modo il bambino non verrà aiutato quando si metterà in piedi aggrappandosi, quando tenterà qualche passo lungo i mobili e nemmeno più tardi, quando da solo farà i primi passi liberi. Non lo teniamo per mano: Se il bambino cade, non lo rialziamo. (Naturalmente se si mette a piangere, lo consoliamo). Se il bambino tende la mano o si aggrappa si vestiti della puericultrice, lei lo prende per le braccia (oppure si china verso di lui), ma non lo guida per mano.

Più tardi, quando riuscirà a camminare con passo sicuro, si eviterà di dargli la mano per passeggiare (solo per attraversare la strada). È evidente, e occorre precisarlo, che la mano del bambino, si prende quando la tende verso l’adulto per creare un legame: non si tratta più, a questo livello, di aiutarlo a camminare.

Non soltanto l’adulto evita di aiutare concretamente il bambino, ma nemmeno lo incoraggia ad assumere certe posizioni o a esercitarsi in alcuni movimenti. Non tende il dito perché il bambino aggrappandovisi, si tiri su a sedere, non porge un giocattolo dall’alto per incitarlo a mettersi in piedi; non lo “attira” chiamandolo o mostrandogli un giocattolo per fargli fare i primi passi. D’altro canto non si proibisce né s’impedisce alcun tentativo spontaneo. Il bambino che sa già camminare può rotolare, strisciare, giocare steso sulla schiena quando ne ha voglia. Con questo comportamento evitiamo che il bambino si trovi in posizione o si sposti in modo tale da dover essere aiutato o diretto dall’adulto: l’effetto diretto e modificatore dell’adulto sullo sviluppo motorio viene in questo modo eliminato.

Il fatto che il bambino non venga direttamente aiutato e che si eviti anche di incitarlo indirettamente a fare questo o quest’altro movimento, non significa in nessun modo indifferenza da parte nostra: l`adulto condivide la soddisfazione del bambino quando riesce a padroneggiare un nuovo movimento, si rallegra dei suoi progressi. La sua gioia è grande, esattamente come quella che si manifesta di fronte ai progressi raggiunti con l’apprendimento tradizionale. Ma noi ci aspettiamo uno sviluppo di tipo diverso e quindi accogliamo con gioia fenomeni differenti da quelli che insorgono con l’addestramento consueto. I genitori o gli educatori che “insegnano” i movimenti ai bambini sono felici soprattutto nelle prime fasi, quando il bambino mantiene passivamente una posizione e riesce a eseguire, anche se goffamente o con l’aiuto dell’adulto, un determinato movimento.

Invece all’Istituto Lóczy l`adulto apprezza soprattutto i tentativi autonomi del bambino e la varietà dei modi con cui esercita un movimento o una posizione. Sono le sperimentazioni autonome e indipendenti del bambino che suscitano la sua approvazione, la sua soddisfazione. Nel modo tradizionale di considerare lo sviluppo motorio, l’adulto orienta le sue aspettative solamente verso la comparsa di quelle forme di movimento che il bambino utilizzerà anche “in età più matura e quindi non riconosce l`importanza e il valore dei piccoli movimenti quotidiani, tipici dei primi mesi. L’adulto vuole soprattutto che sappia stare seduto, poi in piedi e camminare entro determinate scadenze e queste di regola vengono fissate a intervalli molto stretti, poche settimane o pochi mesi. Fin dal principio in questo processo l’adulto si attende una qualità scadente delle nuove abilità manifestate dal bambino, e sarà lui, con il suo aiuto diretto a perfezionarle. Viceversa, quando vengono applicati i principi in vigore a Lóczy, si osserva una motricità effettiva adeguata all’età del bambino e i movimenti della primissima infanzia sono ben coordinati. Si aspetta la comparsa di nuove varianti dei movimenti solo some conseguenza delle forme di movimento che i bambini già esercitano spontaneamente. Quindi l’adulto manifesta soddisfazione ogni volta che compare un particolare nuovo, un piccolo progresso e crea le condizioni affinché il bambino possa ripetere questi movimenti. È consapevole e attento all’evoluzione motoria: perciò non forza il bambino che dovesse avere uno sviluppo lento a compiere prestazioni in tempi schematicamente prestabiliti. In tal modo otterrebbe solo un’esecuzione ancora prematura di movimenti, riprodotti dal bambino in maniera incerta e con una coordinazione scadente, su iniziativa e con l’aiuto degli adulti. Anche se il bambino arriva più tardi alle prestazioni di “punta” (come: stare seduto, alzarsi in piedi, camminare), non lo si priva della gioia per i progressi autonomi che compie durante questo sviluppo. La puericultrice, infatti, valorizza il raggiungimento di ogni fase intermedia, consapevole dell’eleganza e della varietà dei movimenti tipici del lattante; ne conosce l’importanza e l’influenza sullo sviluppo motorio, psichico e somatico del bambino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ambiente ovvero le condizioni che assicurano la libertà di movimento

Un abbigliamento che intralci il meno possibile il movimento

Già con i neonati poniamo molta attenzione al fatto che i bambini indossino indumenti che consentano la massima libertà di movimento. Vale a dire che tutto il loro abbigliamento, compresi i pannolini deve favorire la piena mobilità degli arti (flessione, estensione, rotazione).

I vestiti devono essere adatti alla particolare posizione iniziale delle gambe (abduzione e flessione delle anche) e alla flessione delle ginocchia, non devono intralciare, nella misura del possibile, i movimenti della testa, del collo, delle braccia e del tronco, devono consentire il libero movimento delle mani e dei piedi. Si evita di immobilizzare il bambino fin dalla più tenera età in una determinata posizione, fatta eccezione per un breve periodo postnatale, in cui viene infilato in un ampio cuscino fornito in fondo di sacchetto (come i porte enfant d’un tempo). Il bambino non viene mai avvolto nelle coperte e queste non vengono mai fissate al lettino, né da neonato, né quando è più grande. Sia in camera, sia all’aperto, i bambini dormono negli appositi sacchi imbottiti che da noi non sono molto più lunghi e più larghi di quelli usati in altri paesi: superano di circa 30 cm la lunghezza del bambino e la loro larghezza è di circa 60 cm. In questo modo il piccolo può sgambettare liberamente. Nemmeno più tardi sarà impedito nell’eseguire i movimenti tipici della sua età. Non usiamo indumenti con cappuccio, poiché ostacolano il libero movimento della testa. Quando il bambino comincerà a voltarsi sul fianco, verrà vestito con una tutina con la quale gli sarà più facile girarsi nel sacco. Non appena tenterà di alzarsi, indosserà una salopette che lascia liberi i piedi. Se bisognerà proteggergli le estremità dal freddo, porterà scarpine morbide e leggere in tela o in maglia, che seguono la forma dei piedi. Non porterà scarpe con suole rigide finché non sarà in grado di camminare bene. E anche più tardi le indosserà solo per le passeggiate o per i giochi all’aperto, se il tempo lo renderà necessario. Anche in questo caso le scarpe saranno leggere e con suole flessibili. Quando i bambini sono svegli li vestiamo solamente con lo stretto necessario, considerando che la temperatura/ambiente, a livello del pavimento, dove più o meno i bambini giocano, è di 18° circa. D’estate, fuori, stanno nudi per quanto è possibile.

Uno spazio adeguato

La dimensione dei nostri letti per i primi anni e di 60×90 cm (eccetto i lettini dei neonati che sono di 45×90 cm). Sia in casa sia all’aperto i bambini, non appena si voltano sul fianco, trascorrono il tempo in cui sono svegli in un recinto, al più tardi comunque dall’età di tre mesi. Se il bambino è stanco o ha sonno o per una ragione qualsiasi non ha più voglia di restare nel recinto, viene rimesso a letto.

Le dimensioni dei recinti per i più piccoli sono generalmente di 1,20 m x 1,20 m. Non appena il bambino è in grado di spostarsi, viene messo in un recinto di 2 m x 2 m. Se, come spesso accade, vi sono più bambini nello stesso recinto, cerchiamo di garantire a ciascuno di loro uno spazio di almeno un metro quadrato.

Quando i bambini si spostano con maggiore facilità giocano con oggetti che richiedono più spazio, cerchiamo di assicurare a ciascuno di loro un posto ancora maggiore. A questo scopo, per i bambini dai nove ai dodici mesi, recintiamo una parte della stanza, il cui pavimento viene tenuto particolarmente pulito e, d’estate, un’ampia porzione del parto in giardino. All’aperto possiamo mettere a disposizione dei bambini tutto lo spazio di cui hanno bisogno; al chiuso invece le nostre possibilità sono limitate (in camera lo spazio per bambino è di 2,8mq, contrariamente la norma che prevede 5,2 mq.) Perciò i dati che riguardano lo spazio a disposizione dei bambini di Lòczy rispecchiano il minimo, non la situazione ottimale.

Qualità della superficie

Fin dai primi giorni di vita i neonati vengono coricati in lettini dal fondo piatto, rigido e senza cuscino. Per consentire loro di muoversi agevolmente, i recinti vengono forniti di un fondo rigido di legno, che generalmente ricopriamo con una tela di cotone.

Giochi adeguati e attrezzi specifici per rispondere ai movimenti

Dopo il terzo o quarto mese diamo ai bambini giocattoli che possano prendere da sé senza l’aiuto degli adulti e con i quali possano giocare liberamente. Finché non si spostano spontaneamente, appoggiamo i giocattoli accanto a loro, per terra, senza fissarli. In nessuna fase del loro sviluppo mettiamo loro in mano gli oggetti, né li leghiamo sopra la testa, alle sbarre del lettino o alle pareti del recinto. I bambini che sanno già strisciare sulla pancia o camminare a quattro gambe hanno a disposizione nel recinto il materiale che li attrae.

D’estate i bambini giocano in giardino su un terreno irregolare. leggermente in discesa, sull’erba o nella sabbionaia. Si arrampicano sulle diverse scale del giardino, che hanno rispettivamente due, tre o quattro gradini (alti 14, 15 o 18 cm; profondi, in media, 24 cm).

I bambini usano anche le scale a sei o sette gradini (alti l5, 16 o 17 cm e larghi 32 cm), che dal giardino conducono nella casa. Anche i bambini che non sono ancora capaci di camminare possono giocare in giardino in una vasca di cemento che usano come piccola piscina. Quando imparano a camminare con sicurezza da soli, hanno a disposizione una serie di giochi e di attrezzi nuovi, che ne favoriscono la motricità.

 

Le immagini sono dell’asilo nido 0/3 di Castelplanio (An)
Movimento libero di un lattante in natura , su un prato , messo  a terra sulla schiena e lasciato libero di trovare  e sperimentare le sue posture e le posizioni  che controlla bene sul piano delle competenze,  rotazioni  sul fianco  stimolate dal prato e dai fiori che vuole afferrare…

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