I buchi neri dell’educazione
Intervista al prof. Raffaele Mantegazza a cura di Enrica Fontani
Affrontiamo, con le parole del prof. Mantegazza, alcuni temi “scomodi” che l’educazione è recalcitrante ad affrontare, ieri come oggi.
Intervista al prof. Raffaele Mantegazza a cura di Enrica Fontani
Affrontiamo, con le parole del prof. Mantegazza, alcuni temi “scomodi” che l’educazione è recalcitrante ad affrontare, ieri come oggi.
Maurizio Parente
Lo sviluppo dei servizi educativi per l’infanzia ha alle spalle una storia che, in vario modo, si intreccia con la complessità dei contesti sociali e la loro trasformazione. Tali servizi, infatti, hanno risentito e risentono non solo dei mutamenti sociali, culturali, demografici, politici ed economici propri dell’evoluzione storica di ogni Paese, ma anche delle trasformazioni delle strutture familiari e delle idee di bambino e famiglia. Gli stessi obiettivi che ne costituiscono la cornice di senso hanno subito profonde trasformazioni: da servizi preposti essenzialmente all’assistenza e sicurezza dei bambini, si è progressivamente passati a considerali servizi di utilità sociale (indispensabili per garantire la conciliazione tra vita e lavoro, favorendo il lavoro femminile) fino a riconoscerne un reale valore educativo e formativo.
Perché in Italia mancano i nidi (e cosa si sta facendo per recuperare il ritardo)
Più nidi, più scuole dell’infanzia, più accoglienza per i bambini da 0 a 6 anni: l’Europa ce lo chiede da anni. A cominciare dal 2002, quando il Consiglio europeo di Barcellona ha posto a tutti gli Stati membri l’obiettivo di “fornire, entro il 2010, un’assistenza all’infanzia per almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico” e “almeno il 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni”.
Irene Balaguer, Presidente Associazione Rosa Sensat dal 2005 al 2015, Barcellona, Spagna
Elio Raviolo
Il contributo delinea con chiarezza gli elementi cruciali da considerare per dare vita a possibili percorsi organizzativi in attuazione del Decreto sul Sistema integrato di educazione e istruzione da 0 a 6 anni.
Dopo aver delineato la cornice istituzionale, pedagogica e culturale del Sistema integrato 0-6, Mario Maviglia individua alcune delle prospettive aperte che richiedono finanziamenti certi per l’attuazione delle varie azioni, una più alta qualificazione degli operatori dei servizi e sinergia a livello territoriale. Il rischio è che proprio le realtà che avrebbero bisogno di qualificarsi restino escluse da questo processo innovativo.
Amilcare Acerbi
Lettera aperta: Cari giovani educatori potreste non condividere …. ma se non siete d’accordo, ditemi che altro perseguite per i prossimi anni.
Ora che lo ZeroSei è diventato qualcosa di più che uno slogan credo che per il futuro che dobbiamo costruire e vivere sarà necessario acquisire la determinazione di andare al confronto con gli altri (individui e soggetti) che educano e che amministrano, per realizzare una elaborazione di strategie insieme e interrompere la deriva che sta trasformando tutto il corpo insegnante, di qualsiasi livello e grado, in un esercito di baby sitter e parcheggiatori per giovani e giovanissimi consumisti.
Un’iniziativa della MIF e di Rosa Sensat propone che gli stessi insegnanti possano insegnare dai 3 ai 16 anni Carmen Jané Il modo in cui gli insegnanti devono essere formati in un momento di cambiamento educativo è ancora un problema in sospeso in un sistema in cui i laureati dell’educazione
di Chiara Saraceno A Lodi oltre duecento bambini che frequentano la scuola di base sono esclusi dal servizio mensa, dallo scuolabus, persino dallo yogurt che viene offerto come merenda a tutti i bambini indipendentemente dal reddito, perché i loro genitori, stranieri non comunitari, non possono dimostrare la loro condizione di
Chiara Saraceno
La disorganizzazione e la perdita di tempo danno a ragazzi e genitori l’idea che l’istruzione non sia una cosa seria.
Cambiano i governi e i ministri della Pubblica istruzione, ma l’inizio dell’anno scolastico nel nostro Paese si presenta sempre come un fenomeno emergenziale. Come se fosse qualcosa di imprevisto e ingovernabile, cui non si può arrivare davvero preparati, in modo che dal primo giorno le lezioni si svolgano regolarmente, con gli insegnanti al loro posto, il tempo pieno, ove previsto, funzionante, il servizio mensa attivo, le palestre agibili.