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Il consiglio UE approva una garanzia europea per l’infanzia

Nell’intervista a cura di Ferruccio Cremaschi, la senatrice Anna Serafini sottolinea come le risorse del PNRR finalizzate ad affermare il diritto all’accesso a un sistema di servizi integrati di qualità, debbano essere “accompagnate da una strategia molto forte, da una guida molto forte che riguarda per esempio la costruzione, la gestione, la custodia, l’aiuto nelle località del Sud del Paese, nel guidare la programmazione dei nidi, nel guidare la programmazione non soltanto la costruzione dei nidi, ma anche l’impianto pedagogico dei nidi”. Ci si pone l’ambizioso obiettivo della frequenza del nido al 50 % dei bambini in età (rispetto all’attuale 33%), a questo si affianca il tema della gratuità del servizio.


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Gli Asili Nido in Italia non sono tutti uguali

Intervista a Giuseppina Princi a cura di Ferruccio Cremaschi

Il nostro interesse nasce dalla lettura di un articolo dell’Huffington Post del 26 novembre 2022: “Gli asili Nido in Italia non sono tutti uguali: il PNRR rischia di aumentare il gap tra Nord e Sud”.
Nell’articolo Teresa Bellanova e Davide Faraone evidenziano il perenne corto circuito dei Nidi, dove sia gli interventi previsti dal PNRR, ma, soprattutto i progetti di autonomia differenziata, attraverso la certificazione della spesa storica sembrano portare a una cristallizzazione del divario nord-sud.
Abbiamo interpellato direttamente uno dei soggetti protagonisti di questa vicenda: la vicepresidente della Regione Calabria, pere entrare nel vivo dei problemi e delle dinamiche in essere.

Scuola, perché il merito va fatto fiorire

Chiara Saraceno parla di merito, di quanto sia una forza democratica che contrasta discriminazioni e privilegi. Ma prima di essere riconosciuto va alimentato. Il ministero dell’Istruzione dovrà costruire le condizioni perché a tutti i bambini, a partire dai più svantaggiati, sia garantito il diritto costituzionale ad avere le risorse per il pieno sviluppo della personalità, capacità incluse.

Dalle boutade elettorali alla questione reale

Ferruccio Cremaschi La notizia buona è che la scuola e la formazione delle giovani generazioni sono temi presenti nei programmi di quasi tutti gli schieramenti impegnati nella campagna elettorale. La notizia cattiva è che le proposte di quasi tutti i partiti, con pochi distinguo, continuano a privilegiare gli interessi di chi a scuola ci lavora invece che quelli di chi a scuola ci studia o ci va per ricevere una formazione adeguata alle complessità del nostro tempo.

Il valore educativo a fondamento dei Servizi educativi rimessi al centro dell’attenzione e del dibattito pedagogico e politico

Aldo Garbarini

La situazione d’emergenza di questi mesi ha portato a prevalere le esigenze di conciliazione e di sostegno alla famiglia che, senz’altro importanti, in realtà offuscano quel valore educativo dei percorsi e dei servizi che dovrebbero – oggi- essere il fondamento principale di un nuovo sistema.

Non chiamiamola solo DAD

Il tempo della distanza La sospensione dei servizi educativi e formativi  causata dal Covid 19, ha determinato una situazione grave e difficile, per tutti, bambini e bambine,  famiglie, maestri e maestre, educatori e educatrici. Da un giorno all’altro tutto è cambiato e il tempo del Corona Virus  ci ha costretto 

Il virus può uccidere la scuola … se gli insegnanti non immaginano la cura [3]

Jaume Funes, 16 maggio 2020

Un po ‘di fronte all’insegnante e un po’ di fronte allo schermo

Tra le immagini curiose e contraddittorie lasciate a noi dalla crisi virale, ne abbiamo due legate all’universo digitale in cui viviamo. Il primo, fin dall’inizio, era il riflesso di un vero bagno di realtà: si scopre che non lo sapevamo ma vivevamo tutti tra gli schermi! La scuola (autorità, famiglie e insegnanti), refrattaria alle tecnologie di comunicazione (singolarmente simboleggiata dalle pretese di vietare lo smartphone all’interno), si è scatenata per scoprire se gli studenti avevano un computer a casa per continuare a fare “scuola “. Il demoniaco divenne necessario.

Il virus può uccidere la scuola … se gli insegnanti non immaginano la cura [1]

Jaume Funes, 14 maggio 2020

Nel mezzo della crisi generata dalla mutevole complessità della pandemia covid-19, la scuola e i suoi professionisti devono affrontare un orizzonte instabile, che ogni giorno genera nuove contraddizioni e sfide. Quando siamo a metà maggio (a metà del terzo trimestre) dobbiamo già dare risposte ad almeno tre domande immediate e urgenti:

  1. a) se gli studenti dovrebbero passare dal confinamento alla realtà senza scuola fino a settembre;
  2. b) se ha senso aprire la scuola per alcuni cicli, in particolare la scuola materna;
  3. c) in base a quali parametri dovremmo iniziare a pianificare la scuola per il prossimo anno scolastico.

Tutti e tre i quesiti sono integrati giorno dopo giorno da nuovi e diversi parametri di una realtà in movimento.