Login
Registrati
[aps-social id="1"]

La morte

Raffaele Mantegazza

“Raccontare la morte e raccontare la vita. Questo una società adulta dovrebbe fare con i bambini”, educare distaccandosi dall’idea che significhi presentare certezze assolute, rendendosi conto che “il bambino ha bisogno di certezza a proposito della presenza adulta più che degli oggetti che gli si presentano: certa deve essere la relazione, non necessariamente i suoi contenuti”.


Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Log In Registrati

Il dolore

Raffaele Mantegazza

Il dolore delle persone, dei bambini in particolare, è connotato dall’impossibilità di essere comunicato e non risponde ai criteri del pensiero logico; l’autore ci suggerisce di parlare del dolore con i bambini accogliendolo con l’ascolto, di intraprendere insieme a loro una ricerca di senso anche attraverso la sua narrazione.


Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Log In Registrati

La nascita e l’origine

“L’educazione dei piccoli e dei piccolissimi salvi quel che di umano c’è nell’inizio. Ovvero il mistero e il senso dello stupore, la consapevolezza che c’è ancora qualcosa che si sottrae, anche di un soffio, alle rapaci mani dell’homo tecnologicus”. Di fronte ai grandi cambiamenti apportati al concepimento e alla nascita dai percorsi medicalmente assistiti, Raffaele Mantegazza affida alla pedagogia il compito di valorizzare il profondo contatto e la relazione insiti nel desiderio, nel concepimento e nella nascita di un bambino.


Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Log In Registrati

Cose da grandi?

I bambini e la nascita

La nascita è tipicamente una delle “cose da grandi”, argomenti che si reputano non adatti ai bambini, da accennare ai ragazzi e alle ragazze nei riti di passaggio. Per evitare che questi grandi temi, essenziali per la vita e la crescita delle persone, siano lasciati per sempre nell’ombra, l’autore propone uno svelarsi lento e graduale della verità e ci suggerisce come realizzarlo insieme al bambino.


Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Log In Registrati

Il sacro e la preghiera

Raffaele Mantegazza

L’autore sostiene che in ambito educativo sia necessario conoscere le manifestazioni dello spirito, una fra queste è la preghiera. La preghiera, che sia di lode o di dialogo, sfugge alle logiche dell’utilità e dell’economicità, equivale a dire un “ti amo”.

Sollecita, inoltre, la conoscenza, il confronto e il rispetto in chiave interculturale delle preghiere di diverse religioni.

Il sacro e l’arte

Raffaele mantegazza
Sottrarsi alla categoria dell’utile, attribuire valore ad oggetti apparentemente inutili e trasformarli, difendere spazi e temi diversi dalla quotidianità, sono forme attraverso le quali si esprimono il gioco e il rito e possono quasi sovrapporsi. Che la difesa del gioco e del sacro siano due volti del tentativo di difendere l’uomo?

Domani, bambini, qualcosa accadrà

Di Andrea Köhler, scrittrice e giornalista tedesca “A mio parere i bambini sono i più bravi ad aspettare, perché ancora non diffidano (dell’attesa), perché non sono ancora costretti a condannarla come priva di valore culturale”, scrive Wilhelm Genazino nel suo saggio Der gedehnte Blick (Lo sguardo allargato). Ma anche se

Il sacro e il gioco

Raffaele Mantegazza

Tra il sacro e il gioco vi sono innumerevoli punti di contatto, al punto che le forme del gioco e le forme del rito possono quasi essere sovrapposte. È certo che alcune attività di gioco fossero in origine gesti sacri, riti o azioni dotati di senso in un orizzonte religioso. Forse è anche vero il contrario, ovvero che alcuni gesti rituali in origine fossero fini a se stessi, puro gioco, libera espressione della creatività.

Il sacro e il cibo

Mantegazza propone un rapporto dei bambini con il cibo autenticamente costruttivo e, per questo, profondamente educativo. Nel richiamare la sacralità del cibo, l’autore valorizza persone e riti ad esso connessi, la relazione con se stessi e con il prossimo; propone, inoltre, la realizzazione di un’autobiografia gustativa nella quale il cibo da protagonista diviene mediatore della narrazione e della relazione.