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Ben tornato Harold

Ursula Gruner

Formatrice


 

Segnalavo già nel numero scorso il libro Luna e la camera blu, la storia di una bambina che con una matita rossa ed una buona dose di fantasia allarga l’orizzonte della sua vita nella sua camera blu. Luna ha un importante precedente letterario, Harold e la matita viola. Questo lavoro di Crockett Johnson, pubblicato in America per la prima volta nel lontano 1955, ha influenzato una serie di artisti e di albi illustrati col suo stile fresco e la sua raffinatezza. Due storie di Harold sono state pubblicate nel 1983 in Italia, in un unico volume tascabile dell’edizione Einaudi ragazzi, però da tanti anni non più reperibile. Adesso, in pieno lockdown, nel marzo 2020, l’editrice CameloZampa ha ripubblicato la prima di quelle due storie. CameloZampa ha il merito di ripubblicare numerosi libri di alta qualità da tempo non più reperibili sul mercato italiano. Oggi disponiamo dell’albo di Johnson, ritradotto, come è stato anche per Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak, riedito con una nuova traduzione per Adelphi. Questo, tra l’altro, non è l’unico legame fra i due libri. La attuale traduzione di Harold e la matita viola di Sara Saorin, è molto diversa da quella precedente di Giulio Lughi, conferisce al testo una nuova freschezza.

La scelta della pubblicazione in forma di albo classico permette una migliore fruizione e restituisce la bellezza delle fantastiche illustrazioni. Già la copertina nera consente un’esperienza tattile, sembra fatta di velluto. Aprendo il volume le prime due pagine, di colore viola luminoso, appaiono come un sipario teatrale, aprono la scena sull’avventura di Harold, ricca di suspence e di inaspettate svolte. È immediatamente evidente l’eleganza di questa illustrazione, essenziale e pulita, poche linee in sintonia con le parole, scelte con precisione.

Tutto inizia in un momento di stasi, di indecisione, di un groviglio di pensieri che sembrano raffigurati dai ghirigori viola che la matita di Harold ha lasciato su una ampia pagina bianca. Questo spazio vuoto intorno a Harold è un invito alla fantasia, un “silenzio illustrativo”, rispettoso dell’immaginazione del lettore e della lettrice.

Il protagonista, circondato dal vuoto della pagina, stimola alcune domande: Dove si trova Harold? Lui è stato a letto? Magari deve dormire ma non ha ancora sonno? Cosa intende fare? Il leggero tratto del bimbetto fa intuire il suo pensiero e il testo chiarisce: Harold decise di andare a fare una passeggiata al chiaro di luna. Al piccolo protagonista vestito in tuta da bebè e con occhi furbissimi, non occorre altro che la sua matita viola e lo sfondo bianco. La storia inizia con leggerezza: Ma la luna non c’era e ad Harold serviva una luna per fare una passeggiata al chiaro di luna. Ci viene da dire: ovvio, e così Harold disegna la luna. In seguito, non mancano gli ostacoli e i pericoli, ma la matita viola e la sua importante alleata, la creatività di Harold, fanno superare ogni difficoltà. Il testo e il disegno del bimbo sono stampati con il colore marrone scuro che crea una armonia visiva con le linee viola della matita. Johnson riesce a rappresentare stupore, paura e felicità del bimbo con pochi tratti, di un minimalismo esemplare. L’illustrazione e il testo appropriato rendono la storia comprensibile già ai più piccoli che hanno bisogno di tratti chiari ed essenziali e scrutano il viso umano per comprenderne lo stato d’animo. Uno splendido esempi di libro adatto a piccolissimi e più grandi, un albo che cresce con il suo lettore. In ogni stato della sua maturazione il bambino può attribuire altri significati a questa storia.

 

Come il protagonista Max, nell’albo classico: Nel paese dei mostri selvaggi, anche Harold finisce la lunga e avventurosa passeggiata nel suo letto, luogo dove il viaggio potrebbe aver avuto inizio. E come nel citato libro di Sendak, anche qui la luna accompagna durante tutta la storia il piccolo protagonista. Sendak conosceva molto bene Johnson avendo illustrato alcuni libri di sua moglie, la poetessa e scrittrice per l’infanzia, Ruth Krauss.

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