Aldo Garbarini

Nice Terzi
La proposta del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia
Il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia (GNNI), sorto grazie a Loris Malaguzzi e a un nutrito gruppo di coordinatrici, coordinatori, ricercatrici e ricercatori ben 40 anni fa, è uno dei pochi movimenti che ha coerentemente tenuto fede alle sue finalità: promuovere la cultura dell’infanzia e sull’infanzia attraverso iniziative, incontri nazionali e territoriali, promozione di reti di settore e ricerche, di sistemazione teorica e funzionale sui temi dell’infanzia e dei suoi servizi e aggiornamento della normativa nazionale e regionale.
L’interesse per la formazione iniziale e in servizio è un filo conduttore che ha accompagnato e accompagna la vita comunitaria e politica del GNNI, dato che la preparazione professionale di chi lavora con l’infanzia è la garanzia maggiore di qualità dell’offerta educativa dello 0/6 e non solo. Per sottolineare questo aspetto va ricordato che l’Associazione inizialmente si era autodefinita “Gruppo Nazionale di lavoro e studio sugli asili nido” cercando con forza di coprire quel vuoto anche normativo e la latitanza politica che riguardavano proprio il percorso formativo iniziale delle educatrici.
Le Regioni, in carenza di una legge nazionale che regolamentasse i titoli di accesso alla professione educativa, hanno previsto, dal 1972, titoli diversi facendo ricorso anche a qualifiche previste dall’ONMI[1] con forte caratterizzazione sanitaria e a corsi di aggiornamento, solitamente provinciali, di poche centinaia di ore e non sempre di qualità.
Per questi motivi la prima preoccupazione del GNNI è stata quella di interessarsi della formazione in servizio e di spendersi per un riconoscimento dell’identità professionale delle educatrici. Ed è qui che inizia quel rapporto e confronto costante tra amministrazioni comunali, i nidi, poi tutti i servizi educativi, e il mondo universitario e della ricerca che, insieme, hanno prodotto nel giro di 50 anni quella trasformazione meravigliosa da servizi di conciliazione e di assistenza a luoghi di educazione e istruzione sempre di grande valore sociale: un vero miracolo se pensiamo alla storia della scuola dell’infanzia che ha impiegato quasi 140 anni per essere riconosciuta ‘scuola’.
I vari convegni nazionali che hanno costellato la vita del GNNI hanno previsto sempre una sessione dedicata alla professionalità, alle competenze delle educatrici e degli educatori. Valga per tutti il titolo del convegno nazionale di Venezia del 1984 “Stare con i bambini: il sapere degli educatori”.
Nelle varie proposte di legge nazionali, soprattutto dal 2000 in poi, sostenute dal GNNI che nel frattempo aveva allargato il suo orizzonte anche alla scuola dell’infanzia, si parla di formazione iniziale e si auspica la formazione di base universitaria per tutti gli operatori impegnati nello 0-6. Solo con la legge 107 del 2015, finalmente, si rende obbligatoria “la qualificazione universitaria e la formazione continua del personale dei servizi educativi per l’infanzia …” (art. 1, comma 181, lettera e, punto 1.2).
Nel decreto legislativo 65/2017, attuativo della legge 107, si parla di formazione iniziale e in servizio ben sette volte e, nello specifico, l’articolo 14 prevede la laurea triennale in Scienze dell’educazione a indirizzo specifico o la laurea magistrale in Scienze della formazione primaria integrata da complessivi 60 crediti formativi universitari. Con successivo decreto ministeriale del 9 maggio 2018 n. 378 verrà, ulteriormente, descritta l’organizzazione dei corsi a indirizzo specifico e dei 60 crediti formativi. Purtroppo, si è persa una grande occasione per ripensare la formazione iniziale come un unico contenitore per lo 0-6, con il pericolo che la formazione prevista per le insegnanti di scuola dell’infanzia assuma preponderante carattere disciplinare, forse più consono per la scuola primaria, correndo il forte rischio di abbandonare una visione olistica del processo educativo dell’infanzia.
Il GNNI, già dal 2016, aveva costituito un gruppo di lavoro specifico su “Formazione iniziale e in servizio” che ha avviato una riflessione e un dibattito interno sulla formazione di base universitaria degli educatori con particolare interesse per proposte che incidano sul sistema di formazione che purtroppo vede ancora una separazione tra la formazione iniziale degli educatori e delle insegnanti.
Il gruppo di lavoro ha identificato proprio nel tirocinio una situazione particolarmente favorevole per cambiamenti significativi anche nel percorso universitario, grazie alla informazione di ritorno dai servizi educativi. Infatti, è nel tirocinio che si materializza l’opportunità di ripensare una formazione di base maggiormente armonizzata tra i saperi codificati sull’infanzia e i suoi contesti e la realtà dei servizi educativi ma anche delle scuole dell’infanzia. Il tirocinio, quindi, non solo come primo approccio alla futura vita professionale e palestra per i tirocinanti ma anche banco di prova sulla tenuta e sulla efficacia dei corsi universitari per professionalità future nello 0-6. Ancor più, dopo gli avvenimenti legati alla diffusione del Coronavirus e alle difficoltà rilevate sia nella gestione durante il lock-down sia in merito alla ripresa, il tema della formazione del personale diventa elemento fondamentale. Una formazione non solo, anche se assolutamente necessaria, legata a elementi sanitari, ma anche e soprattutto in relazione ai nuovi contesti educativi e agli eventuali ri-approfondimenti pedagogici che la situazione richiede. Così come, proprio in riferimento ai possibili nuovi scenari, il tema e la organizzazione dei tirocini richiede un approfondimento ed una rilettura capace di valorizzare al meglio l’esperienza che gli stessi hanno finora prodotto nel sistema.
Da questo numero della rivista, e per successive tre uscite (da settembre a gennaio), verranno presentati il percorso di indagine, gli strumenti e le riflessioni che gli esiti raccolti hanno sollecitato[2].
In questo numero, si presenta il percorso di ricerca che il gruppo formazione del GNNI ha portato avanti nel periodo da novembre 2018 a maggio 2019 evidenziando obiettivi, finalità e strumenti.
Nel secondo numero, verranno descritte sia l’interessante esperienza di un focus group che ha dato voce a studenti, educatori e coordinatori rispetto all’esperienza di tirocinio nei contesti educativi 0-3 anni, sia le riflessioni rispetto agli elementi di governance imprescindibili che Università ed Enti gestori dovrebbero condividere per garantire un percorso di qualità.
Nell’ultima uscita dedicata all’approfondimento sul tema della formazione iniziale, si proporranno alcune riflessioni rispetto alle procedure e agli strumenti per l’avvio del tirocinio, le modalità organizzative e gestionali e la valutazione dell’esperienza complessiva e dello studente.
In ciascuna uscita, si manterranno in dialogo sia il punto di vista degli atenei, sia quello degli enti gestori per rendere conto di una complessità caratteristica della professionalità educativa.
Il percorso di indagine
Claudia Lichene è docente di scuola dell’infanzia e membro della segreteria del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia
Paola Molina è professore ordinario presso il DIST (Dipartimento Interateneo di Scienze Progetto e Politiche del Territorio) all’Università degli Studi di Torino
Emilia Restiglian è professore associato presso il Department of Philosophy, Sociology, Education and Applied Psychology (FISPPA) all’Università degli Studi di Padova
Moira Sannipoli è ricercatrice presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, umane della formazione all’Università degli studi di Perugia e membro della segreteria del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia.
Obiettivo dell’indagine
Come già accennato, l’obiettivo del gruppo formazione non era quello di condurre un’indagine esaustiva di quanto esiste in Italia in materia di tirocinio per la laurea L-19, ma di esplorare, tramite le Università in cui la Laurea per educatore della prima infanzia esiste e i Servizi territoriali maggiormente in contatto con il GNNI (Gruppo Nazionale Nidi-Infanzia), la realtà dei tirocini, che sapevamo comunque in fase di definizione e trasformazione. Il gruppo era interessato particolarmente ad alcuni aspetti dell’esperienza, quelli dei contatti tra gli Enti gestori e l’Università, dell’organizzazione del tirocinio (diretto e indiretto) e dei possibili punti di forza e criticità delle esperienze attivate.
Procedura
Lo strumento
Sono stati predisposti due questionari, uno rivolto agli enti gestori e l’altro alle Università, comprendenti domande strutturate e semi-strutturate, per raccogliere le informazioni di interesse, in modo il più possibile parallelo fra i due strumenti (si veda Tabella 1). I questionari sono stati costruiti per essere distribuiti come indagine CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) attraverso la funzione Moduli di Google.
Il questionario per gli Enti gestori
Il questionario progettato per gli Enti che accolgono tirocinanti nei servizi educativi 0-3 in gestione è strutturato intorno a quattro tematiche che verranno riprese e approfondite dai contributi che si alterneranno nei prossimi numeri della rivista.
- Rapporti e raccordi inter-istituzionali. Sono state inserite alcune domande finalizzate a raccogliere informazioni su aspetti azioni intenzionali e sistematiche di raccordo da parte dei soggetti istituzionali che hanno in carico l’organizzazione e la gestione dei percorsi di tirocinio.
- Procedure e strumenti per avviare il tirocinio. Sono state considerate, in particolare le domande del questionario che hanno permesso di raccogliere informazioni rispetto alla presenza o meno di rapporti formalizzati, forme di raccordo e collaborazione tra ente e università, la conoscenza e condivisione di finalità e obiettivi e le modalità attraverso le quali avviene il primo contatto tra lo studente e il servizio nel quale svolgerà il tirocinio.
- L’organizzazione e realizzazione del percorso di tirocinio. L’analisi e l’approfondimento di questa tematica è stato condotto raccogliendo dati attraverso domande che raccolgono dati relativi a come il servizio progetta accoglienza e accompagnamento dello studente durante l’esperienza nel servizio, alle modalità di svolgimento del tirocinio diretto e alle metodologie, strumenti e documentazione previsti durante lo svolgimento del percorso di tirocinio.
- La valutazione dell’esperienza di tirocinio e dello studente. Questo argomento è stato indagato attraverso domande che hanno richiesto di riferire se l’Ente prevede forme di valutazione del percorso di tirocinio e di indicare, nello specifico quale figura si occupa della valutazione e con quali strumenti e modalità.
Le domande sono complessivamente 17: 11 aperte e 6 chiuse (con risposte predefinite tra cui scegliere).
Il questionario per le Università
Lo strumento indirizzato agli Atenei comprende 27 domande a risposta aperta e 18 a risposta chiusa (con risposte predefinite tra cui scegliere), ma occorre considerare che, in alcuni casi, anche nelle domande a risposta chiusa è possibile motivare liberamente la risposta attraverso l’opzione “Altro”. La scelta delle due tipologie di domanda ha permesso da un lato di ottenere una maggiore standardizzazione dei dati, e una ridotta ambiguità delle risposte, e dall’altro di cogliere le sfumature di opinione e, quindi, di approfondire le tematiche oggetto della rilevazione.
Il questionario si compone delle seguenti parti:
- Il corso di studio. La sezione comprende domande volte a definire alcune caratteristiche tipiche del corso di studio in L19 dell’Ateneo rispondente (denominazione, modalità di accesso, numero iscritti, genere, …).
- La progettazione e l’organizzazione del tirocinio. La sezione indaga come è organizzato il tirocinio nelle diverse sedi (finalità, periodo di svolgimento, criteri di scelta dell’ente ospitante, …).
- Lo svolgimento del tirocinio. La sezione è dedicata a esplorare come viene affrontato il tirocinio nello specifico nelle diverse sedi (modalità di svolgimento, figure di accompagnamento, stesura del progetto formativo, convenzioni, documentazione e valutazione del percorso, …).
- Il bilancio e le prospettive del tirocinio. Domande rispetto alle procedure, possibilità e riscontri dopo il tirocinio, con focus sulle dinamiche ex post (ricadute del tirocinio nel corso di studio, aspetti positivi e punti di debolezza, desiderata per il futuro).
- Ulteriori informazioni. Chi ha compilato il questionario e il link al piano di studio del corso attivato.
Distribuzione e contatti[3]
L’indagine finalizzata a conoscere le modalità e l’organizzazione del tirocinio formativo negli atenei con corsi di laurea L19, ha coinvolto anche alcuni Enti e gestori di servizi educativi che accolgono tirocinanti durante l’anno. Il coinvolgimento dei soggetti (Comuni, Cooperative, privati) che prendono parte alla governance dei percorsi di tirocinio ha permesso di far dialogare più voci e di mettere in evidenza gli aspetti che, trasversalmente, sono riconosciuti come elementi per la qualificazione del tirocinio nei corsi di laurea della L19.
Per quanto riguarda gli Enti gestori, alla numerosità è stato preferito il criterio riferito a situazioni dove sono in atto, da tempo, buone pratiche nella gestione e organizzazione dei percorsi di tirocinio (accoglienza dei tirocinanti, grado di collaborazione con l’Università del territorio, valutazione…).
Questa scelta, se da un lato ha significato rinunciare ad una mappatura completa delle situazioni presenti sul territorio nazionale, dall’altro lato ha facilitato l’individuazione di quei nodi che rappresentano punti di forza e criticità da gestire al meglio per la qualificazione dei percorsi di tirocinio che accompagnano la formazione iniziale degli educatori dei servizi educativi 0-3. Il coinvolgimento dei servizi rappresentativi è stato facilitato grazie al prezioso contributo dei gruppi territoriali del GNNI, che hanno mediato la comunicazione con il Dirigente e/o coordinatore dell’Ente che ha fornito i nominativi ai quali inviare i questionari da compilare.
Rispetto alle Università, il link al questionario è stato distribuito tramite mail ai Coordinatori dei corsi di studio di tutti i corsi di laurea L19 del Paese nei mesi compresi tra febbraio e giugno 2019. I dati fanno quindi riferimento all’anno accademico 2018-19. Sono stati spediti 39 questionari su 51 corsi di studio di L-19 attivi in quel momento nel paese (dati Universitaly), pari al 76,5%. Non sono stati presi in considerazione i corsi di L-19 diversi da quello specifico per la prima infanzia (alcuni Atenei ne prevedono due o tre), e degli Atenei telematici, che a quel tempo non includevano il tirocinio nei piani di studio. La rilevazione, infatti, è avvenuta in un momento di forte trasformazione e molte Università non avevano ancora adeguato i propri piani di studio al Decreto Ministeriale 378 del 9 maggio 2018 (Titoli di accesso educatore servizi infanzia, Allegato B[4]).
In alcuni casi, sia per gli Atenei che per i Servizi Educativi, è stato necessario un sollecito per ottenere la risposta.
Dati e analisi
L’analisi è stata condotta facendo riferimento alla statistica descrittiva per quanto riguarda gli item a risposta chiusa, mentre le domande a risposta aperta sono state analizzate mediante analisi “carta-matita”, predisponendo delle categorie ex post utili a analizzare le risposte aperte in base ai contenuti ricorrenti. Per approfondire ulteriormente l’indagine, in alcuni casi sono anche stati messi in relazione i risultati di diverse domande, il che permette di vedere la relazione tra più elementi e eventuali correlazioni.
Nell’analisi sono stati privilegiati due filoni: cogliere i contributi ‘innovativi’ e le buone prassi (indipendentemente dall’entità quantitativa), e mettere in parallelo l’esperienza dall’interno dei Servizi educativi e quella dall’esterno dell’Università. Siamo consapevoli che non tutte le realtà territoriali sono uguali, così come sono diverse le Università: anche mettere in luce questi aspetti era uno dei nostri intenti.
I soggetti coinvolti
Nel complesso hanno risposto 18 Servizi Educativi, collocati nell’area centro-nord del territorio nazionale (Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria). I servizi che hanno risposto, distribuiti per Regione, sono riportati in Tabella 2 e in Figura 1.
Uno dei questionari è stato escluso, successivamente, dall’analisi perché attribuibile al tirocinio per il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria. Le risposte sono arrivate nella maggior parte da servizi comunali (11), ma anche da servizi gestiti da Cooperative (7) o dalla FISM[5] (Federazione Italiana Scuole Materne). Questa informazione ci sembra rilevante, perché certifica la pluralità di Enti gestori ormai consolidata nel nostro Paese. La collocazione soprattutto al Centro-Nord di chi ha risposto è invece da far risalire alla distribuzione dei gruppi territoriali del GNNI, maggiormente presente in quelle regioni.
Le Università hanno restituito 17 questionari su 39 (44%) suddivisi abbastanza equamente dal punto di vista geografico: 3 del nord-ovest (Bergamo, Genova, Torino), 5 del nord-est (Bologna, Modena-Reggio Emilia, Padova-Rovigo, Parma, Trieste-Portogruaro), 4 del centro (Firenze, Roma LUMSA, Roma Sapienza, Roma Tre) e 5 del sud (Calabria, Catania, Palermo, Salento, Sassari): una rappresentazione grafica della distribuzione è riportata in Figura 1.
Nella maggior parte delle Università (14) è attivo un indirizzo per la prima infanzia all’interno della laurea denominata genericamente Scienze della formazione e dell’educazione; in due casi il corso di laurea ha una intitolazione specifica sulla prima infanzia, un ultimo ha un percorso all’interno della laurea per Educatore socio-culturale.
[1] O.N.M.I. è l’acronimo di “Opera Nazionale per la protezione della maternità e dell’Infanzia” istituita nel 1925 e sciolta nel 1975.
[2] Il seminario, organizzato dal Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia e promosso da ZeroseiUp e dall’Università di Bologna, si è svolto l’11 ottobre 2019 presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione “G.M. Bertin” dell’Università di Bologna.
[3] L’indagine si è svolta in un periodo precedente al COVID-19, quindi non tiene conto dei cambiamenti necessariamente introdotti con il periodo epidemico.
[4] https://www.miur.gov.it/web/guest/-/titoli-di-accesso-alla-professione-di-educatore-dei-servizi-educativi-per-infanzia-dlgs-n-65-2017
[5] FISM ha inviato una sola risposta che riguarda tutti i servizi federati del territorio emiliano-romagnolo.