Un caso di letteraratura per l’infanzia per la socializzazione emotiva nelle scuole
Barbara McNeil, Faculty of Education, University of Regina, Canada.
La socializzazione emotiva è il prodotto di un costrutto teorico che si riferisce a credenze e azioni tra genitori, insegnanti, adulti e chiunque altro ben informato usa per modellare la competenza emotiva dei bambini. L’obiettivo principale della socializzazione emotiva è di accrescere nei bambini l’abilità di utilizzare e conoscere il vocabolario emotivo, di conoscere le espressioni facciali e delle situazioni che le evocano, di padroneggiare le regole culturali di espressione emotiva, di fare esperienza della potenza delle proprie reazioni emotive in modo congruo rispetto al contesto di appartenenza. Questo è importante in quanto il ruolo che le emozioni giocano nel comprendere e nel mediare le situazioni sociali è critico.
In questo articolo osservo la scuola come un importante luogo di significati culturali per il processo di socializzazione emotiva e affermo che l’utilizzo di testi con informazioni culturali, come i libri per bambini, possa avere un’influenza importante nell’aiutare i bambini a imparare le regole emotive del loro contesto. Libri per l’età infantile appropriati sono ricchi di un vocabolario emotivo, utilizzano costrutti grafici con attenzione in modo da mostrare e descrivere le reazioni emotive nei vari contesti, e forniscono una narrazione che può aiutare ad apprendere le regole culturali sull’espressione emotiva, e possono inoltre essere usati per parlare di emozioni perché trasmettono messaggi significativi sulla famiglia, la scuola, e il contesto culturale di socializzazione emotiva.
Su Laible e Song’s (2006) ho teorizzato che leggere storie emotivamente salienti può promuovere una conoscenza psicologica perché questi libri spesso sono intrisi di lezioni sulle emozioni e sulla moralità ed è possibile aiutare i bambini a comprendere questi concetti complessi attraverso l’elaborazione dei temi trattati nelle storie. Sostengo che la lettura di libri e le discussioni che seguono prima, durante e dopo la lettura offrono, nelle scuole, una ricca gamma di possibilità per dialogare e confrontarsi sulle emozioni e sulla socializzazione emotiva. Tuttavia, desidero andare oltre. Voglio partire dalla prospettiva che insegnare e apprendere con le emozioni non è mai un processo neutro; sono complesse, multi sfaccettate e influenzate dalla storia e dalle relazioni di potere oltre che da altri fattori come il genere, la classe, la razza e il linguaggio. Tipicamente, i libri per bambini che vengono selezionati e utilizzati nella maggior parte delle scuole dell’infanzia e primarie in Canada descrivono il contesto della cultura dominante e generalmente non favoriscono e non descrivono i gruppi marginali come la minoranza del gruppo indigeno dei Métis che, fino a poco tempo fa non apparivano mai nei libri per bambini canadesi. Queste esclusioni restringono le possibilità di esplorare e rappresentare una parte importante dell’esperienza emotiva, riservandola solo al gruppo dominante, il quale a sua volta si trova rinchiuso dentro cornici ristrette circa la conoscenza di come le persone provano, esprimono e maneggiano l’esperienza emotiva.
Di conseguenza, i libri e gli altri prodotti culturali utilizzati per insegnare le emozioni e la socializzazione emotiva devono essere selezionati con attenzione, criterio e buonsenso, al fine di promuovere una giustizia sociale per tutti. Questa prospettiva è influenzata dalla visione che:
tutti gli studenti sono influenzati da quello che leggono e vedono. Le interazioni che osservano e a cui essi stessi partecipano, modellano le loro attitudini… Gli studenti che sono costantemente esposti e che accettano una percezione di se stessi come “inferiori” e della loro cultura come “non civilizzata” o “primitiva” possono riportare dolorose cicatrici psicologiche che determinano il loro sviluppo personale. D’altra parte, studenti che crescono con la convinzione che alcune persone sono incapaci di partecipare pienamente a una società “civilizzata” possono sviluppare un irrealistico senso di superiorità che può, in egual modo, danneggiarli psicologicamente. (Saskatchewan Ministry of Education, 2005)”
Ugualmente, credo che l’esclusione di testi della cultura dominante non permetta un contesto di socializzazione emotiva adeguato per gli studenti delle minoranze, poiché questa provoca rabbia, tristezza e risentimento. Allo stesso tempo omettere e escludere le informazioni rilevanti sulle minoranze non permette agli altri studenti di sviluppare la loro abilità di conoscere lo sviluppo emotivo di persone che non vivono nello stesso modo e impedisce inoltre di costruire e mantenere relazioni sociali positive nelle classi e nella scuola in genere. Per contrastare queste pratiche di esclusione di persone e di culture attraverso l’uso di libri per bambini, propongo l’utilizzo di una varietà di libri con diversificate informazioni culturali. Comunque, seguendo lo scopo di questo articolo mi focalizzo su due libri per bambini contemporanei che descrivono la vita della famiglia e le esperienze di un giovane ragazzo Métis di Saskatchewan: Fiddle Dancer e Dancing in my Bones. Questi libri sono adatti per studenti tra gli 8 e i 10 anni. Un ulteriore supporto circa questa pratica pedagogica viene da dall’autorità educativa di Saskatchewan:
Vari gruppi di persone sono state oggetto di immagini negative attraverso una rappresentazione di parte nel corso del tempo. Termini inappropriati, inappropriate interpretazioni delle tradizioni, delle istituzioni e delle realizzazioni e l’uso del linguaggio in generale hanno contribuito a queste immagini. I popoli degli Indiani (First Nation) e dei Mètis sono stati a lungo associati, attraverso un pensiero pregiudiziale e immagini stereotipate, nei materiali didattici.”
La seguente dichiarazione e le intese del Ministero dell’Educazione forniscono una logica credibile e convincente circa l’utilizzo di testi contemporanei non stereotipati circa i gruppi Indigeni minori come i Mètis. Testi carichi emotivamente come Fiddle Dancer e Dancing in my Bones sono strumenti per interrompere i discorsi normativi raziali e pregiudiziali identificati dal Ministro dell’Educazione di Saskatchewan e possono aiutare ad accrescere i sentimenti di fiducia negli studenti Mètis e l’empatia e la comprensione negli altri studenti per questo popolo. Inoltre, teorizzo che gli insegnanti possono utilizzare libri illustrati come Fiddle Dancer e Dancing in my Bones per migliorare la comprensione emotiva e relazionale dei bambini. Questi testi possono essere usati per gli insegnamenti sulle emozioni e contribuire al processo di socializzazione emotiva all’interno del più ampio quadro di attualizzazione degli obiettivi educativi come l’inclusione di contenuti Mètis, la comprensione e l’instaurazione di relazioni all’interno delle scuole e negli altri contesti culturali. Al fine di affrontare le disuguaglianze storiche legate al colonialismo, la politica del Ministro dell’Educazione di Saskatchewan si basa su “l’inclusione di contenuti, prospettive e risorse riguardanti gli Indiani e i Mètis che promuovano lo sviluppo di attitudini positive in tutti gli studenti verso le persone indiane e Mètis.” Un simile punto di vista è adottato da Katz il quale sottolinea che: “è da lungo riconosciuto che l’appartenenza ad un gruppo sociale svalutato può avere sia conseguenze negative per la costruzione dell’identità che comportare un disadattamento dal punto di vista emotivo.” Al fine di disgregare una tale svalutazione e salvaguardare il benessere emotivo dei loro bambini, questi gruppi mettono in atto strategie di socializzazione che supportino e affermino una costruzione identitaria positiva. In riferimento ai Mètis, Iseke-Barnes afferma che gli Indigeni:
Gli anziani sono gli educatori di bambini, giovani, adulti e della comunità intera, e hanno il compito di scrittori e storici. Le storie che raccontano e i fatti che riportano sono la base dell’educazione della comunità e sostengono la nostra cultura. Loro aiutano ciascuna persona a sapere chi siamo in qualità di persona Indigena.”
Dunque, l’appartenenza etnica e la socializzazione sono inevitabilmente intrecciate a partire dai processi di socializzazione emotiva dei bambini che sono parte di gruppi come i Mètis, i quali hanno subito il duro giogo della colonizzazione e altre forme di esclusione sociale.
La localizzazione sociale dei Mètis
I Mètis del Canada e di Saskatchewan sono uno dei gruppi che compongono gli Aborigeni. Gli altri sono i First Nation e gli Inuit. Più nello specifico, i Mètis sono un intreccio di popoli che si è costituito dall’unione tra alcuni voyageurs francesi, coureurs de bois, o commercianti con gli Indigeni o donne meticce. Oggi, un Mètis è una persona con un qualsiasi legame di sangue indiano che non è registrata in una riserva e si tratta di circa un milione di persone in Canada. I Mètis del Western Canada mostrano un forte attaccamento al pensiero di razza Mètis e di una nazione Mètis.
È a partire da questa idea che ho selezionato i libri utilizzati per questo articolo. Tipicamente, la famiglia è il primo e il maggiore sito di socializzazione emotiva per un bambino; è centrale nel processo di apprendimento dei valori e dei comportamenti e questo è ben descritto in Fiddle Dancer e Dancing in my Bones. Entrambi i libri descrivono la famiglia e il contesto culturale nel quale Nolin, il protagonista Mètis, sviluppa la socializzazione emotiva attraverso l’interazione con i nonni, la madre e i membri della comunità che sono legati alla famiglia da attività socioculturali. Io analizzo i libri attraverso l’uso di sottotitoli che suddividono in punti che voglio esplorare, e gli scenari specifici che sono relati alla socializzazione emotiva. Facendo ciò mostro come gli insegnanti possono usare gli elementi verbali e visivi dei libri per portare l’attenzione sulle emozioni, sugli stati emotivi, sul vocabolario emotivo, sulla famiglia e sul contesto culturale nel quale avviene la socializzazione emotiva per Nolin, introducendo nel mentre nel programma informazioni e contenuti sul Mètis.