Walter,
è passato un decennio: un tempo insieme lungo e breve perché le perdite sono sempre recenti anche se distanti nel tempo.
Un tempo adatto perché i ricordi si facciano “memorie” e assumano quella fissità quasi sacrale di modelli emblematici.
Quali dunque i modelli che Walter ci propone oggi come nuclei fissi nel tempo e incorruttibili?
Anzitutto un modello etico di condotta umana e professionale integra, autentica, limpida e convinta in cui l’ impegno civile e culturale di educatore non è mai entrato in conflitto coi compromessi della vita e ha attinto alla fede religiosa in perfetta consonanza con gli interrogativi del contingente e del quotidiano; un modello in cui l’ umanesimo nell’ accezione più ampia del termine non contrastava la visione del trascendente.
In secondo luogo vorrei analizzare più attentamente le qualità umane di Walter: la sua curiosità intellettuale, la sete di conoscenza, lo spirito acuto di osservazione della realtà naturale, sociale, artistica, la spinta a porsi domande su tutto per ricercarne risposte, il desiderio di aprire piste nuove oltre i percorsi abituali. Conversare con lui era come abbeverarsi ad una fonte di conoscenze, di riflessioni, di progettazioni. La sua creatività era fortemente ancorata alla realtà esperienziale; c’ era in lui come una tensione che univa il presente al futuro come se il divenire eracliteo dell’ oggi lo spingesse a tracciare scenari futuri. Queste sue doti lo spinsero ad essere un educatore innovatore in campo pedagogico e la scuola dell’ infanzia torinese e non solo torinese ne trassero i migliori benefici.
I Laboratori, i Centri didattici, l’ integrazione dei disabili, l’ importanza del gioco, l’osservazione della realtà, l’ educazione alla creatività e alla scoperta calati nella sua visione del mondo infantile visto nella dimensione della pluralità positiva dei carismi e dei talenti costituirono i nodi forti della sua pedagogia. Una visione, direi, spinoziana ispirata alla infinita varietà dei modi di essere della realtà, tutti egualmente degni e necessari.
Un’ultima osservazione: la sua grande sensibilità artistica che spaziava in ogni campo espressivo: dalla poesia alla musica, dalle arti figurative alla drammatizzazione. Una sua riflessione sulla poetica è davvero illuminante :
I versi vogliono creare “assoluti” di bellezza e di verità che si riscoprono ad ogni lettura. Per questo vivono più delle opere filosofiche e seducono persone di diversa cultura e intelligenza. I versi sono porte aperte sul mistero della nostra mente.
Era un grande fruitore d’ arte in ogni sua forma ed espressione e nel contempo un raffinato produttore, in campo poetico soprattutto.
Chiudo con la lettura di una sua poesia che dà titolo alla Raccolta delle composizioni pubblicate a cura della FISM e che ritengo possa essere una metafora della sua vita, una sorta di Testamento spirituale:
La mia vita incomincia
dove finiscono le strade battute
dove gli sterpi e il bosco chiudono il cammino
dove le pietraie tutte uguali
si muovono sotto i passi
dove spiagge infinite deserte
si fondono con cielo e mare.
Là incomincia il mio cammino
e mi ritrovo
con una gioia profonda
che esalta il timore dell’ ignoto,
perché so che troverò un segno
nascosto a tutti.
In quel segno ritroverò gli amici
tutti quelli che ho lasciato
ed altri ancora.
Il mondo si rinnoverà
per quella via solitaria aspra
e semplice
Torino, 14 dicembre 2017
Gianluigi Camera
02 aprile 2018
La “via solitaria aspra” citata da Walter Ferrarotti nella sua composizione esprime molto efficacemente la misura dell’acutezza che ne contraddistingueva il pensiero e le iniziative, soprattutto quelle relative ai servizi educativi e alla formazione del personale. Le sue idee e le sue proposte spesso non trovavano immediato consenso e solo la sua determinazione ne consentiva l’applicazione e la realizzazione, testimoniando il fatto in educazione come in campo amministrativo l’audacia ed il rischio sono vitali ma non sono privi di incomprensioni. Le “strade battute” forse assecondano la linearità dei progetti e delle scelte ma non favoriscono il raggiungimento di quella creatività che suscita stupore e concorre a cambiamenti profondi e duraturi.
Milva Capoia